I bulgari I

I Bulgari e l’Italia



I primi bulgari, chiamati usualmente dagli storici proto bulgari per distinguerli da quelli che fonderanno successivamente dei veri e propri regni, sono una popolazione originaria dell’Asia centrale.
Diverse sono state, nel tempo, le ipotesi elaborate dagli studiosi per cercare di individuare la zona dalla quale erano partiti: prima si è parlato di un popolo di stirpe turco-altaica, poi ungro-finnica. Oggi la tesi prevalente è quella che identifica, come regione d’origine, quella del Hindukush- Pamir, una delle tradizionali aree di provenienza della grande famiglia indo-iranica.
Secondo questa ipotesi i futuri bulgari lasciarono l’Asia centrale tra il I e il II secolo d.c. Si stanziarono, quindi, nell’Europa orientale, distribuendosi rispettivamente nei territori che vanno dal Mar Caspio al Mar Nero, in una vasta area a nord del Caucaso e, soprattutto, lungo le pianure che accompagnano il corso del Volga. Secondo alcuni, i bulgari avrebbero chiamato quest’ultimo fiume, Bolga (bolg: padrone e ga: fiume = il padrone dei fiumi) perché quello era il più grande tra tutti quelli attraversati durante le loro peregrinazioni di popolazione in eterno movimento. Da qui il nome "bolgari", ovvero gente che vive lungo il Bolga, diventato solo più tardi "Volga".
In effetti, fino a quell’epoca, le genti che prenderanno il nome che ancor’oggi utilizziamo, erano chiamate in molti modi diversi: di volta in volta unni, cimmeri, unnogunduri, bogor, bolor, ecc...
Nella seconda meta’ del IV sec., nel periodo delle grandi migrazioni barbariche, una parte di questi bulgari, unitisi agli unni, migrò in Pannonia. Qui, tra il V-VI secolo, coabitarono pacificamente Bulgari, Avari, Gepidi e Longobardi.
Per alcuni studiosi i primi bulgari giunsero in Italia, con i longobardi, nel 568. Altri storici sostengono che ciò si verificò molto prima, quando, nel 452, gruppi di bulgari comparvero al seguito di Attila. In ogni caso, solo con il re Alboino la loro presenza divenne numericamente consistente.
Secondo la "Historia Longobardum" di Paolo Varnefrido, il primo re longobardo in Italia, Agilmondo, fu sorpreso e ucciso in un attacco notturno proprio da un gruppo di Bulgari. Questi, secondo la leggenda, rapirono anche la figlia del re. Certamente non fu questo il motivo che provocò il successivo scontro tra bulgari e longobardi: probabilmente la guerra fu generata da dispute relative alla spartizione dei territori o delle prede accumulate durante le grandi scorrerie effettuate da quei popoli guerrieri. Alla fine, comunque, furono i Longobardi a prevalere: come la consuetudine allora imponeva, i vinti - i bulgari - si fusero, in Italia, con la popolazione dei vincitori. Difficile a questo punto identificare i gruppi appartenenti ad una o l’altra delle popolazioni, in origine, distinte.
In epoca successiva Alzecone, ultimo figlio di Khan Kubrat, il fondatore del primo vero e proprio regno "bulgaro", venne a stabilirsi, nel 667, in Italia. Secondo le fonti bulgare si fermò nella area di Ravenna, grazie alla concessione fatta dal re longobardo Grimualdo. Secondo altri il duca di Benevento, Romualdo, consentì a quegli antichi bulgari di occupare terre in Molise e nel salernitano. Di questa presenza rimane la testimonianza nei toponimi di alcuni paesi. Ad esempio: Bolgher (Trento); Bulgarograsso (Como); Bolgare (Bergamo); Bulgaria (Forli-Cesena); Bulgarno(Cesena); Bolgheri (Livorno); Celle di Bulgheria (Salerno) ; monte Bulgheria (nel nel parco del Cilento (Salerno)) etc.
Inoltre l’attuale Borgarello (Pavia) si chiamava, un tempo, Bulgarellus, Torre del Magnano si chiamava Bulgari; Borgovercelli (Vercelli) si chiamava Bulgaro...


Numerosi sono, poi, gli italiani che portano cognomi come Bulgaro, Bulgari, Bulgarello, Bulgarelli, Bulgarino, Bulgarini.
Tra questi è da enumerare uno dei primi dottori in legge del mondo: Bulgarus de Bulgarinus ( XII sec.), laureato direttamente da Irnerio, il fondatore dell’Università di Bologna.



Celle di Bulgheria


Celle di Bulgheria è un comune italiano di 1.939 abitanti della provincia di Salerno in Campania.

Geografia fisica

Situato nella parte meridionale del Cilento, è posto a 230 m s.l.m. tra il Monte Bulgheria (da cui prende il nome) e il fiume Mingardo.

Storia

Celle di Bulgheria sorge nel 700 d.c.; la storia di questo paese è denominata da due eventi rilevanti: lo stanziamento dei Bulgari e dei monaci. I bulgari abitarono questa terra, giunsero alle falde del Monte Bulgheria che da loro prese il nome e fondarono dei villaggi. I monaci arrivarono dall'Oriente e dalla Grecia denominati anche Italo-Greci fondarono cenobi e celle, attorno a questi luoghi di culto sorsero dei centri abitati. Probabilmente in uno dei villaggi alle falde del Monte Bulgheria nacque la sede di una laura (luoghi dove i monaci si riunivano in preghiera) con celle (abitazioni dei monaci), per questo il nucleo che si creò attorno prese il nome di "celle". Alla fine possiamo ricavarne il nome Celle di Bulgheria… "CELLE" deriva dalle celle dei monaci e "BULGHERIA" dai bulgari.  

Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Torreorsaja, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie.

 Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia ha fatto parte del mandamento di Torre Orsaja, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania.


Curiosità ed approfondimenti

Olio di rose

Con ogni probabilità le prime piante di “rosa damascena” furono introdotte, nello stretto pianoro che va da Kazanlak a Karlovo, dai turchi. In questa area di circa 2.300 ettari si produce attualmente circa il 70% delle essenza di rosa utilizzata, nel mondo, dall’industria cosmetica. Nel periodo della fioritura, al mattino, ogni petalo viene staccato e depositato con cura in ceste per non sgualcirlo, per non disperderne gli umori con mosse affrettate. Il coloratissimo raccolto viene, quindi, spedito velocemente negli stabilimenti dedicati alla produzione dell’olio di rosa. Gli sforzi e le spese per ottenerlo sono incredibili: occorrono almeno 3.000-5.000 kg di petali per ottenere un litro di essenza! Per una sola goccia occorre utilizzare ben 200 rose! Tenendo conto di ciò, non sorprende che il prezzo al litro sia superiore ai € 4.000. Nel 2003 in Bulgaria sono stati prodotti 800 kg di olio di rose. Dei petali non viene gettato nulla: l’acqua di rose e la polpa che risultano dalla lavorazione, vengono utilizzati dagli artigiani per ricavarne medicamenti, marmellata o liquori come la grappa di rose (rosaliika).
Trabant

Oggi sulle strade bulgare si possono vedere, sia pur raramente, ancor’oggi le Moskovic e le Lada, auto che, durante gli anni della dominazione sovietica, rappresentavano nell’Europa orientale dei veri e propri “status symbol”. Tra queste una delle più famose, e certamente la più originale, è la Trabant. Prodotta, dagli anni “50” nella Germania dell’Est, presenta una singolare caratteristica: la carrozzeria è costituita da un guscio fatto di “Duroplast”, un materiale contenente resina che veniva rinforzata con lana o cotone. Questo materiale era economico da produrre ed evitava alla DDR di dover importare il costoso acciaio. Anche se non offriva molta protezione in caso di urto, recenti crash-test hanno dimostrato che la protezione offerta da queste vetture era comunque adeguata alla classe della vettura.
La fabbrica produceva tre modelli d'auto: la berlina, la cabriolet e la giardinetta; tutte le "601" (dagli anni '60 agli anni ottanta) montavano motori a due tempi di 595 cm³ per 25 cavalli che in seguito venne sostituito con quello da 1043 cm³ della Volkswagen Polo (molti proprietari della vettura avevano anche montato sulle loro auto il motore della Fiat 128). Le prestazioni erano modeste e l'auto impiegava 29 secondi per raggiungere i 100 km/h con partenza da fermo, mentre la velocità massima era di 112 km/h. Inoltre il motore produceva un notevole fumo dallo scarico.
Il no che sembra si
Attenzione quando ponete una qualche domanda in Bulgaria: la gente quando dice “DA”, che coincide al nostro SI, normalmente scuote leggermente la testa da destra a sinistra, facendo un movimento che assomiglia molto al nostro...no! Con un po’ di attenzione il piccolo, potenziale, equivoco si risolve senza difficoltà. A volte il vero problema lo crea la cortesia mostrata dal bulgaro di turno: è possibile che qualcuno, resosi conto di avere a che fare con un turista, si sforzi di adottare la nostra “tecnica”. La confusione a questo punto è totale e le situazioni comiche si possono moltiplicare.
Meglio parlare in tal caso. Ricordate: “da”=”si”!




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